IL CANTO DELLA COLOMBA…
Alle volte ci domandiamo quale è la realtà oggettiva delle cose, ma veniamo interrotti nel nostro vagabondare da quelle che sono le nostre strutture mentali, che come diceva Kant ci pongono sugli occhi occhiali dalle lenti colorate. Guardando alla situazione attuale dell’Italia, l’immagine di un barcone carico di esseri umani che fuggono dalla miseria, dalla morte e dalla sofferenza, ci potrebbe far pensare a tutti i problemi che dovremo affrontare per dargli una sistemazione, un lavoro, che “non c’è per noi, figuriamoci per loro”, senza considerare il rischio che la criminalità aumenti, e che vi sia un sovrappopolamento delle piccole città. Ci dimentichiamo però di una cosa, ossia che tra di loro ci sono persone che hanno vissuto e stanno vivendo momenti molto dolorosi. Nella mia esperienza di psicologa, presso un campo di accoglienza profughi in Sicilia, sono stata catapultata in un vortice di dolore mascherato da pretese e superficialità da parte delle persone accolte. Silenzi e asocialità erano letti come indizi preoccupanti di criminalità, quando invece in taluni casi, a un più attento ascolto, risultavano essere elaborazioni dignitose e silenti per la morte della moglie incinta al settimo mese e della figlioletta di soli quattro anni. L’insonnia veniva trattata con farmaci adeguati ma i contenuti degli incubi che parlavano di sevizie e di torture non venivano neanche ascoltati. La nostra attenzione a contenere gli “invasori”, elementi troppo pesanti per essere mantenuti in equilibrio sulla bilancia instabile della nostra realtà sociale, ci fa perdere di vista la nostra risorsa più grande l’Umanità.
Tratto da Via del Sociale n°6 – Fratello Emigrato….
Dott.ssa Franca Nobile Psicologa dell’emergenza – Psicoterapeuta
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