Sulla strada dell’intercultura – Riflessioni
Pubblichiamo le riflessioni di Wade, arrivato qualche anno fa dall’Africa. Le sue parole, semplici e sagge allo stesso tempo, ci portano a riflettere su quanta strada ancora dobbiamo fare sui binari dell’interazione e dell’interculturalità. Ma soprattutto il nostro pensiero va con dolore e vergogna ai migranti che trovano la morte nel nostro mare.
Mia nonna diceva ” Un pezzo di legno nel mare, anche se resta in acqua per molto tempo, non diventerà mai un coccodrillo”. “Sama Mam dannà wakhnan banthe lum yagha-yagha ci gheth du soppecu muccu diassitt”.
Questo significa che un nero, anche se soggiornerà per molto tempo in Europa, non potrà mai diventare bianco. L’immigrato pensa di essere accolto, aiutato e di integrarsi nella società ospitante invece, quest’ultima crede di avere acquisito uno schiavo da sfruttare e lo relega all’unico lavoro che ritiene adatto a lui: pesante, malpagato, pericoloso e, spesso rifiutato dai lavoratori locali.
Un nostro proverbio tipico dice: “Se due persone scambiano delle monete, quando tornano a casa ognuno ha una moneta, invece, se queste due persone fanno uno scambio culturale quando tornano a casa ognuno si troverà con due culture”. Le differenze non devono diventare occasione di divisione, ma l’unità va costruita come un mosaico d’esperienze e di cultura che ci arricchisce reciprocamente.
Allora quando si parla d’interculture, dobbiamo sapere che con questa parola s’intende l’interazione, lo scambio di due o più elementi culturali. L’integrazione non vuol dire che lo straniero deve lasciare la sua cultura e assumere la cultura ospitante , ma è l’inserimento socio-culturale, la partecipazione alla vita sociale, ovunque si risieda nel mondo: l’inserimento lavorativo, il pari trattamento, l’uguaglianza con i lavoratori locali: tutto ciò porta verso una vera convivenza e all’interculturalità.
L’educazione interculturale intende, infatti, favorire l’incontro, il dialogo, il reciproco arricchimento entro una convivialità delle differenze. Suo obiettivo primario è garantire la parità d’accesso ai diritti ed il pieno inserimento di tutti nel gioco democratico, costruito a partire da un’innovativa concezione della cittadinanza planetaria.
In tutte le religioni, è infatti possibile scoprire “la regola d’oro” dell’amore verso il fratello. Un’antica tradizione islamica afferma, ad esempio: “Nessuno di voi è credente fin quando non desidera per l’altro ciò che desidera per se”.
L’immigrazione, oggi, ha evidenziato il suo momento di maggior impatto umano, mediatico e politico. Aspiriamo ad un mondo migliore in cui tutti i popoli, compresi gli immigrati, possano vivere nella libertà, nella giustizia e nel rispetto dei diritti fondamentali della persona. A tale fine auguriamo l’avvento di un nuovo miglioramento nei paesi sviluppati che favorisca l’integrazione degli stranieri extracomunitari, e la formazione di governi autenticamente rappresentativi e democratici. Siamo consapevoli che la globalizzazione dello sviluppo, del diritto, della pace, della libertà e della democrazia costituisca la migliore garanzia affinchè questi valori possano essere tutelati in ogni angolo della terra attraverso il dialogo e il reciproco rispetto.
“Non aspettate che i poveri vengano a voi, ma cercateli e invitateli tutti per testimoniare a loro l’amore di Dio”. Il povero è sempre un maestro per uno che è ricco. Vivere in mezzo alla gente povera è come vivere in una scuola. Si cambia il mondo con i poveri, quando si uniscono e non si cambia il mondo con i ricchi e i loro soldi. “Tu fai quello che io non so fare e io faccio quello che tu non sai fare”. La forza dell’interculturalità è il farsi uno.
La Redazione del Giornale Via del Sociale
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