Resilienza: da crisi a risorsa
In particolari situazioni di crisi e di disagio persistenti persone e famiglie tendono a disgregarsi. E non è certo questo il “dato sorprendente” su cui vorrei si soffermasse l’attenzione del lettore.
Agli occhi di chi vive il sociale, ma altrettanto agli occhi attenti di chi osserva, è sorprendente come molte persone escano rafforzate e arricchite dalle medesime avversità. Il termine giusto che indica questa capacità di adattarsi alle avversità è “resilienza”, termine derivato dalla scienza dei materiali e che indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. In psicologia connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà. Avere un alto livello di resilienza non significa non sperimentare affatto le difficoltà o gli stress della vita, o essere infallibili, ma disposti al cambiamento quando necessario; disposti a pensare di poter sbagliare, ma anche di poter correggere la rotta. L’accento sulla resilienza sposta, quindi, la prospettiva di osservazione dalla famiglia o individuo in difficoltà, da una visione centrata esclusivamente sul danno ad una visione che ne sottolinea gli aspetti di disagio riconoscendo loro un potenziale positivo di evoluzione e di recupero.
Le persone che meglio riescono a fronteggiare le contrarietà della vita, quelle più resilienti appunto, mostrano contemporaneamente tre tratti di personalità: l’impegno, ovvero la tendenza a lasciarsi coinvolgere nelle attività; il controllo, avere cioè la convinzione di poter dominare in qualche modo ciò che si fa o le iniziative che si prendono, ovvero la convinzione di non essere in balia degli eventi; il gusto per le sfide, o meglio la disposizione ad accettare i cambiamenti.
La resilienza non è una caratteristica che le persone hanno oppure no. Riguarda comportamenti pensieri e azioni che chiunque può imparare e sviluppare.
Spesso nel mio lavoro mi sono chiesto cosa, chi, e quale miglior modo potesse determinare un alto livello di resilienza. Dalla mia posizione privilegiata di osservatore di mutamenti degli animi umani e delle loro relazioni, oggi posso dire con certezza che tra i fattori che favoriscono la resilienza primo fra tutti c’è la presenza all’interno come all’esterno della famiglia di relazioni con persone premurose e solidali. Questo tipo di relazioni crea un clima di amore e di fiducia, e fornisce incoraggiamento e rassicurazione favorendo, così, l’accrescimento del livello di resilienza. Nelle nostre strutture tale clima è il “binario” su cui facciamo scorrere altri necessari “vagoni”: una visione positiva di sé ed una buona consapevolezza dei punti di forza del proprio carattere; la capacità di porsi traguardi realistici e di pianificare passi graduali per il loro raggiungimento; adeguate capacità comunicative e di “problem solving”; una buona capacità di controllo degli impulsi e delle emozioni. Tali “vagoni” messi insieme danno vita a quel treno che chiamiamo appunto persona resiliente, ma che io, emozionandomi sempre, chiamo anche i miracoli della vita.
Maggi Mimmo
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