UN CENTRO SPORTIVO A SERVIZIO DELLA CITTA’ PER GIOIRE “INSIEME”
Un centro sportivo intitolato a Samia Yusuf Omar, l’atleta somala morta nel Mar Mediterraneo il 2 aprile del 2012 a bordo di un barcone di “disperati”. Samia avrebbe attraversato Etiopia, Sudan e Libia con l’obiettivo di arrivare in Europa e trovare un allenatore per partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012 ma il suo sogno non si è mai avverato. Dopo l’incidente del barcone su cui viaggiava, verso Lampedusa, è annegata. A lei che ha creduto fino alla fine di poter continuare a correre e a praticare lo sport che amava è dedicata la nuova struttura sportiva creata dall’Associazione Insieme Onlus di Potenza per dare a tutti uno spazio gratuito in cui giocare. La cerimonia di inaugurazione si è svolta in occasione della giornata mondiale di “Lotta alla droga”. Il Centro Polifunzionale Integrato di Potenza Città Sociale si trova in Viale del Basento 102, dove l’Associazione sostiene gli ospiti della comunità attiva nella struttura per combattere le diverse tipologie di dipendenza. La giornata è stata organizzata all’insegna della solidarietà, della spensieratezza ed anche della riflessione, con una sfilata di borse “Contenitori Sociali” a cura delle botteghe sociali dell’Associazione Insieme, la festa degli abbracci ed un aperitivo analcolico.
L’Associazione Insieme Onlus è lieta di Invitarla alla giornata mondiale “Lotta alla Droga” – Venerdì 26 Giugno 2015 ore 17.30 presso il Centro Polifunzionale Integrato “Potenza Città Sociale”.
Partecipa anche tu alla nostra Giornata di Prevenzione Alcologica al Centro Polifunzionale Integrato “Potenza Città Sociale”– sabato 18 aprile 2015 – ore 16.00 – “Potenza Città Sociale” – Viale del Basento 102 – Potenza
Alle volte ci domandiamo quale è la realtà oggettiva delle cose, ma veniamo interrotti nel nostro vagabondare da quelle che sono le nostre strutture mentali, che come diceva Kant ci pongono sugli occhi occhiali dalle lenti colorate. Guardando alla situazione attuale dell’Italia, l’immagine di un barcone carico di esseri umani che fuggono dalla miseria, dalla morte e dalla sofferenza, ci potrebbe far pensare a tutti i problemi che dovremo affrontare per dargli una sistemazione, un lavoro, che “non c’è per noi, figuriamoci per loro”, senza considerare il rischio che la criminalità aumenti, e che vi sia un sovrappopolamento delle piccole città. Ci dimentichiamo però di una cosa, ossia che tra di loro ci sono persone che hanno vissuto e stanno vivendo momenti molto dolorosi. Nella mia esperienza di psicologa, presso un campo di accoglienza profughi in Sicilia, sono stata catapultata in un vortice di dolore mascherato da pretese e superficialità da parte delle persone accolte. Silenzi e asocialità erano letti come indizi preoccupanti di criminalità, quando invece in taluni casi, a un più attento ascolto, risultavano essere elaborazioni dignitose e silenti per la morte della moglie incinta al settimo mese e della figlioletta di soli quattro anni. L’insonnia veniva trattata con farmaci adeguati ma i contenuti degli incubi che parlavano di sevizie e di torture non venivano neanche ascoltati. La nostra attenzione a contenere gli “invasori”, elementi troppo pesanti per essere mantenuti in equilibrio sulla bilancia instabile della nostra realtà sociale, ci fa perdere di vista la nostra risorsa più grande l’Umanità.
Tratto da Via del Sociale n°6 – Fratello Emigrato….
Dott.ssa Franca Nobile Psicologa dell’emergenza – Psicoterapeuta
Spesso ci si questiona sulle metodologie e sulle azioni da mettere in campo per attività di prevenzione ad ogni forma di disagio. Nella quotidianità come associazione spesso le nostre menti sono occupate non solo in questo ma anche nella possibilità di trasformare il disagio, il problema, l’escluso, in agio, in risorsa, in parte funzionante di una città sociale. Qualche mese fa, gli uomini e le donne che popolano il centro Potenza Città Sociale hanno ben pensato di racchiudere tutte le riflessioni appena fatte in un solo grande progetto sperimentale. Sono state misurate le forze, economiche, di manodopera e di energia vitale, e….”Si può fare!” Il primo passo, dopo aver avuto la certezza che un problema può trasformarsi in risorsa e che, soprattutto, non ci credevano solo noi dell’Associazione Insieme, è stato rimboccarsi subito le maniche. Non è stato facile ripulire i 500 metri quadri di boscaglia che costeggiano le comunità terapeutico-riabilitative: calcinacci, resti di ogni cosa e un’erbaccia tanto folta e alta da non permettere la visione del lungo Basento. Il progetto è consistito nella creazione di un centro sportivo polivalente: calcetto, pallavolo, pallacanestro, e una piccola palestra a cui è possibile accedere gratuitamente con una semplice prenotazione. I lavori sono davvero a buon punto e con l’ausilio del buon tempo per la fine dell’inverno sarà accessibile e accogliente per tutti. “Saranno spazi a disposizione – spiega il direttore del centro Potenza Città Sociale dott. Maggi – principalmente della cittadinanza e di tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di pagare un campetto, ad esempio, di calcetto o di pagare l’iscrizione in palestra. Noi siamo sempre e comunque vicino agli ultimi e quindi a chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. E’ un lavoro che fanno principalmente i nostri ragazzi ospiti nel nostro centro. Per la realizzazione dei campetti facciamo raccolte di fondi e soprattutto si siamo autotassati. Un’equipe fatta di addetti ai lavori, operatori sociali e cittadini decideranno per il nuovo centro sportivo un nome che dia il senso dello sport e del sociale. Lo sport è un grande strumento di prevenzione ma soprattutto di socializzazione; ancor di più per noi dell’Associazione Insieme rappresenta la possibilità non solo di recuperare un’area dismessa della nostra struttura ma soprattutto ci offre un’altra importante occasione per aprire le porte del centro al territorio. Porte già aperte su altre attività: cineforum, seminari, corsi di pizzica e tamburello e momenti ludici; porte che lasciano passare storie, risalite, angosce e successi, in una sola parola: vita vissuta. Il desiderio, chiaramente leggibile nelle parole del direttore, è che questi spazi siano abitati da chiunque voglia trovare un tempo sano di divertirsi. Tutti, si, proprio tutti. Si sta, infatti, lavorando sull’abbattimento delle barriere architettoniche per far in modo che chiunque viva una disabilità possa sentirsi a suo agio. Chiaramente si lavora affinchè il centro sportivo sia soprattutto un luogo dove far gareggiare solidarietà, vicinanza, calore, e che a vincere sia sempre una giusta politica sociale.
Non c’è giorno che clandestini disperati che non hanno nulla da perdere, si imbarcano sopra le decrepiti imbarcazioni che li porteranno non si sa dove, verso quella che credono la salvezza, ma spesso trovano la morte. E non c’è giorno che come operatori sociali non viviamo la frustrazione per non essere tenuti in considerazione…noi che abbiamo le nostre vite ben saldate sul sociale. E non c’ è giorno che davanti a tanto sgomento e scempio non nutriamo la rabbia di chi combatte contro le ingiustizie e dalla parte degli ultimi. E non c’è giorno in cui, per dignità e per missione, siamo anticipatori di servizi e garantiamo risposte di emergenza.
Ma davanti a tale emergenza non possiamo essere ridotti strategicamente, indolentemente e colpevolmente al ruolo dei tappabuchi.
E, ancora, non c’è giorno che come terzo settore pensiamo e urliamo “Basta con le risposte di emergenza. Si faccia programmazione”.
Le autorità di governo nazionale e regionale devono capire che non è più “emergenza”.
Le autorità nazionali, regionali e locali non organizzano SERIAMENTE un coordinamento istituzionale, ma soprattutto efficace, fra Terzo Settore, Comuni ed hanno, dunque, gravissima responsabilità etica e politica.
Qui si tratta di dover concretizzare un rapporto strutturale fra bisogni programmabili e disponibilità di livello regionale. Bisogna capire che non siamo di fronte alla emergenza di un campo di persone Rom ma in presenza di una modificazione geopolitica dei flussi migratori strutturale. Ci vuole un piano regionale serio che si occupi di accoglienze residenziali e di solo transito, che sia in grado di accogliere adulti, donne e bambini ed i bisogni di intere popolazioni di migranti.
Se usciamo dalla logica dell’emergenza e troviamo una responsabilità istituzionale che faccia programmazione dignitosa forse potremo affrontare con maggiore serietà la questione.
Fare una programmazione strutturale significa non solo censire le strutture di accoglienza disponibili tra quelle religiose, statali e militari ma anche programmare, tra tutti gli enti accreditati, la costituzione di micro èquipe di operatori sociali e mediatori culturali reperibili h24 come base organizzativo-funzionale certa di una accoglienza adeguata. Certo bisogna fare una mappa a livello regionale ma soprattutto bisogna che la Regione trovi un fondo straordinario di intervento e che sia regista di tutto ciò in modo efficace ed efficiente.
Soprattutto bisogna smetterla di fare gli eroi nella emergenza e ridiventare burocrati nell’ordinario.
La rabbia nel cuore non ha radici chilometricamente lontane:basta passeggiare per la città di Potenza, per esempio, e solo un cieco non vedrebbe la numerosità di gente extracomunitaria che popola le strade. Su questo numero di Via del Sociale l’articolo fotografico ci mostra le immagini del tunnel/alloggio dove gli immigrati dormono, mangiano e trascorrono la notte.
E ancora una volta, (ma sono aperto a ogni rettifica) si va sull’assistenzialismo: di certo non metto in discussione la generosità personale e la capacità di assistenza umanitaria di tante donne e uomini potentini o della straordinaria Caritas e di tanto Terzo Settore di qualità.
Mi chiedo, però quando riusciremo a fare una seria programmazione? Non vorrei che fosse la mia, una profezia che si avvera: all’indomani delle prime nevicate e (spero di no) del primo senzatetto morto dal freddo, solo allora vedremo la moltitudine di immigrati a Potenza e ci chiederemo cosa fare?
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