“Quando meno ce lo aspettiamo, la vita ci pone davanti una sfida, per provare il nostro coraggio e la nostra volontà di cambiamento”
(Paolo Coelho)
Il passato, il presente e il futuro di ogni individuo sono la conseguenza di infinite e variegate azioni in cui giocano un ruolo fondamentale le fate ignoranti: sono quelle persone che, inconsapevolmente, contribuiscono a modificare la nostra vita in modo quasi magico e cosa è in fondo un cambiamento, se non una rinascita per una nuova vita, una nuova strada, una nuova scelta?
Numerose sono le fate ignoranti che hanno contribuito a far di me ciò che sono oggi, ma sicuramente mio padre è una figura fondamentale: non avrebbe mai immaginato la passione suscitatami a nove anni da un banale dono, un fascicolo d’inglese, e se fosse vissuto ancora sarebbe rimasto sorpreso dal cambiamento e dal rinnovamento iniziato grazie a quel regalo e dalle conseguenze che ha comportato per quella bambina che oggi è ormai una donna..
Una donna che ora lavora per una meravigliosa struttura “incantata” per un’istituzione che ha come finalità ultima il cambiamento e la rinascita di un individuo: la scuola. Meravigliose sono le magie che potrebbe compiere questa bellissima fata guidando migliaia, milioni di persone a incessanti e successivi risvegli grazie a continui cambiamenti. Una straordinaria rinascita, ad esempio, è la scoperta di un nuovo mondo, quello dei libri, : un bambino che impara a leggere e scrivere è il protagonista di un incredibile incanto che gli consentirà di “risorgere” e di vivere consapevolmente un mondo per lui sino a quel momento sconosciuto. E che dire del prodigio del voto, della nuova vita a cui può condurre una valutazione, un compito, un’interrogazione? E della nuova vita che può realizzarsi con uno sguardo del nostro maestro, un’incitazione della professoressa, una passione del nostro insegnante?
Eppure troppo spesso, la scuola si pone come una fata ignorante, in grado di mutare profondamente il cammino di un individuo, in modo magico appunto, ma ignorando l’effettivo esito delle sue azioni.
Chiunque operi nel mondo della scuola deve essere consapevole delle potenzialità e delle responsabilità che si hanno nel compiere questi prodigi cambiando così il corso della vita dei bambini, dei ragazzi, dei futuri cittadini del mondo. Solo così le lezioni, gli insegnamenti, le discussioni potranno essere potentissime bacchette magiche in grado di sostenere i ragazzi nella volontà di trasformarsi e di rinascere ad ogni ostacolo, sfida o prova della vita: ma siamo preparati a vedere gli effetti dei nostri incantesimi?
Giovanna Gallo – Istituto Comprensivo L. Sinisgalli – Potenza
A cura del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Insieme
“Quelli che si innamorano di pratica senza scienza
sono come il nocchiere che entra in naviglio
senza timone o bussola,
che non ha certezza di dove vada”
(Leonardo Da Vinci)
Introduzione
Nella nostra epoca, caratterizzata da una forte tendenza all’individualismo e alla realizzazione personale, la relazione di coppia, più che un’alleanza, diventa spesso una questione di autorealizzazione espressiva personale tra due individui che si scelgono nell’illusione di soddisfare, attraverso l’altro, i propri antichi bisogni. Le coppie, infatti, stipulano un contratto simile ad un iceberg in cui la parte emersa è costituita da norme esplicite ed accordi consapevoli e quella sommersa da vincoli non consapevoli di natura affettivo-emotiva. Questi ultimi, che riguardano la necessità di convalidare attraverso l’altro l’immagine di se e dei propri bisogni, sono spesso l’unico elemento su cui si fonda il legame di coppia. Il rischio che prevalga la parte sommersa, senza riuscire a rinegoziarla nel tempo, comporta che le relazioni di coppia non durino, ma assumano quelle caratteristiche di temporalità provvisoria che ritroviamo in molte delle unioni di oggi. Nei paragrafi successivi analizzeremo le dimensioni esplicite ed implicite su cui si fonda la coppia e il rischio legato al non riconoscere l’altro nella sua individualità
Il patto coniugale ed i suoi elementi costitutivi
La forte sensazione di essere attratti da un’altra persona per le sue caratteristiche fisiche e sessuali, è uno degli elementi centrali che ci fa avvicinare all’altro e che caratterizza la fase dell’amore passionale. Questa rappresenta un importante catalizzatore dell’innamoramento, ma non necessariamente è la molla del coinvolgimento affettivo profondo e duraturo. In realtà, ciò che è attraente fisicamente non è universale ed è diverso per gli uomini e per le donne. Nella valutazione della bellezza, infatti, ritroviamo fattori biologici, culturali e psicologici. E’ per questo che l’attrazione fisica tra le persone viene segnalata soprattutto attraverso una serie di messaggi non verbali: quanto si dice parlando è meno importante di come lo si comunica. Oltre all’attrazione fisica come elemento che fa avvicinare due persone, la coppia per costruire una relazione deve mettere in gioco altre variabili. Infatti, il rapporto deve fondarsi su un patto fiduciario in cui si dà risalto all’intimità tra i partner. L’intimità diventa struttura fondamentale della vita insieme (convivenza, matrimonio). Con essa si intende la capacità di ciascuno dei partner di manifestare all’altro ciò che prova, pensa e sente,aspettandosi di ricevere empatia, comprensione, condivisione e sostegno. Oltre all’intimità, il patto si fonda sulla costruzione di una realtà condivisa, dove vivere insieme significa condividere il tempo, le emozioni, le esperienze, la gioia, i dolori e le incomprensioni fisiologiche, con un approccio dinamico ed empatico. Si costruisce poi su un sistema di credenze condiviso (le credenze quali informazioni coscienti ed inconsce che abbiamo accettato per vere, che formano la struttura della nostra personalità e costituiscono la base del nostro comportamento e della nostra etica) e sulla costante coscienza della realtà e della pianificazione del futuro (il progetto di vita insieme). Nello specifico, gli elementi costitutivi del patto coniugale sono:
la consensualità, intesa come conformità di voleri e di opinioni. Nella pratica si esprime attraverso l’ approvazione reciproca dei coniugi;
la consapevolezza, entrambidovrebbero esserecoscienti e informati riguardo i valori morali che ispirano la condotta e quindi suscettibili di valutazione e di giudizio. Nella coppia, se i partner sono consapevoli ognuno del proprio sistema di valori, è possibile costruire insieme il sistema di valori di coppia;
l’impegno a rispettare il patto stesso. Richiede nel tempo una comunicazione sincera, simmetrica e complementare, libera dalla paura del giudizio dell’altro sui propri punti di vista e sulle proprie opinioni che possono adeguarsi e, quindi, cambiare in funzione della maturità individuale e della coppia;
la delineazione di un fine, inteso come il risultato a cui mira la coppia.
Tra patto segreto e patto dichiarato
Il patto coniugale, in realtà, si colloca lungo una doppia dimensione. Da un lato comprende la dichiarazione esplicita di impegnarsi a rispettarlo e di sentirsi attratti da ciò che l’altro fa vedere chiaramente di se all’esterno. Dall’altro si caratterizza per la presenza di una dimensione inconsapevole di attrazione verso l’altro. Contiene così in se un patto dichiarato (ESPLICITO) e un patto coniugale segreto (INCONSAPEVOLE). Il patto coniugale dichiaratoè una dichiarazione di impegno nella relazione, formulata esplicitamente e pubblicamente nel rito del matrimonio, dove la valenza etica del vincolo reciproco è espressa attraverso una promessa di fedeltà nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Può essere cosciente e rilanciabile nel tempo, o assunto in maniera formale e, quindi, essere molto fragile. Esso è cosciente e ben assimilato dai componenti della coppia, quando è interiorizzato sia dal punto di vista affettivo che cognitivo e quando i due si impegnano concretamente nella sua realizzazione. E’, invece, un patto fragile quando la capacità di investimento nella relazione coniugale è debole, il rapporto è meramente basato su un contratto (si pensi ai matrimoni combinati per avere la cittadinanza) e non su un profondo investimento emotivo.Il patto coniugale segreto, invece, non è comunicato esplicitamente al partner e, forse di esso non è consapevole neppure la persona. Si trova , infatti, racchiuso in una linea di confine tra il conscio e l’inconscio di ogni componente della coppia. Nella relazione di coppia è perciò frutto di un intreccio inconsapevole, su base affettiva, di un incastro di bisogni, paure, speranze personali che i coniugi si aspettano di soddisfare attraverso il partner e, più in generale, attraverso il rapporto di coppia. E’ questo insieme di aspettative che spingono alla scelta reciproca. In particolare ognuno dei partner si aspetterà che l’altro corrisponda al partner ideale, capace di soddisfare le aspettative personali di intimità e coesione e di convalidare quell’immagine di sé strutturatasi nella propria famiglia di origine e riproposta nella relazione con l’altro. La natura e le aspettative di come esse si realizzeranno nella relazione di coppia, trova origine anche nella storia pregressa dei partner e nei modelli genitoriali assorbiti da ognuno di loro. Nessuna coppia, infatti, inizia un rapporto a partire da zero. Ciascun individuo ha un sistema di credenze e aspettative nei confronti della relazione duale che si è strutturata ad iniziare dalla esperienza dei genitori nella famiglia d’origine e dalle esperienze maturate nelle generazioni passate, da cui i genitori a loro volta hanno preso spunto. Più precisamente, l’influenza della famiglia di origine sembra riguardare soprattutto i valori (che cosa è una buona moglie, che cosa è un buon marito), le funzioni (relative ai comportamenti) e il mandato familiare (il compito assegnato ad ogni membro della famiglia, come padre autoritario e lavoratore, madre comprensiva e casalinga, figli ubbidienti). Quando il mandato familiare prevale sui bisogni individuali, la scelta del partner si orienta verso caratteristiche esteriori, come posizione e prestigio sociale, etc, o tende a soddisfare bisogni appartenenti ai genitori. Non è raro, infatti, che alcune madri desiderano fortemente per la propria figlia un uomo in grado di garantire il prestigio sociale che la madre non è riuscita ad ottenere. E’, quindi, evidente come le influenze sul piano verticale si ripercuotano inevitabilmente su quello orizzontale.
Patto segreto: praticabile, impraticabile o rigido
Fondandosi su dinamiche inconsce, il patto segreto può essere praticabile, impraticabile o rigido. Il patto segreto praticabile, risulta flessibile, può essere riformulato secondo il mutamento dei bisogni affettivi e delle attese delle persone lungo il percorso di vita. Ciò che lo rende un patto praticabile è proprio la sua capacità adattiva, cioè di cambiare in rapporto alle mutevoli situazioni del ciclo di vita della famiglia, al cambiamento delle sue funzioni nel fronteggiare e superare le situazioni di crisi o, più semplicemente, i compiti di sviluppo della coppia coniugale. Il patto segreto impraticabilesi fonda invece sull’impraticabilità. In esso l’intesa è nulla e lo scambio è impossibile. L’altro partner non è percepito nella sua realtà e nel suo bisogno, il mondo psichico della coppia è costituito da uno sfruttamento reciproco e da bisogni esclusivamente individuali. E’ tipico delle relazioni perverse in cui un partner tenta di avere il dominio e la sudditanza sull’altro che, a sua volta, o ha la stessa logica o la apprende. Nel patto segreto rigido, avviene lo scambio tra i partner, ma nella evoluzione dei bisogni reciproci, l’intesa segreta si consuma. E’ rigido proprio perché non può essere rilanciato. Quando infatti si è esaurita la soddisfazione di quella particolare forma di incastro tra i vari bisogni dei partner, si genera la corrosione del legame. È il caso, per esempio, di quei coniugi che concentrano tutte le loro risorse ed interessi nell’educazione di un figlio, trascurando i compiti di sviluppo sul piano coniugale. Quando il figlio diviene adulto e i genitori vivono la condizione del nido vuoto, non riescono a riscoprirsi partner, giungendo spesso alla separazione.
Dalla “illusione”alla “disillussione”
Da quanto detto, è evidente come la vicissitudine del legame di coppia è frutto della confluenza tra i due patti, dichiarati e segreti di entrambi i partner che, incastrandosi, danno luogo ad una forma specifica ed unica di relazione di coppia. Questa transizione implica il superare la iniziale attrattiva sessuale come fonte di legame e l’investire nella costruzione di una identità di coppia. Ciò comporta il poter reimpostare il patto iniziale legato alla fase dell’innamoramento e all’illusione di un partner immaginario e non visto nelle sue caratteristiche reali, affrontando le proprie eventuali delusioni e muovendosi in modo che l’accordo iniziale sia disatteso e rinegoziato. In assenza di ciò, sottolinea Cancrini, la delusione prenderà piede nella coppia, impedendole di andare avanti; il patto non potrà essere rilanciato ne rinegoziato. La fase, infatti, di un cuore e un’anima, pur essendo un ingrediente necessario nel periodo di innamoramento, deve risolversi attraverso un processo depressivo di presa di contatto con la realtà, nel recupero di un’identità personale per ciascun membro, nel prodursi di una stato di separazione, di individuazione e di appartenenza ad un mondo interno strutturato, pur nel contatto affettivo-emotivo con l’altro. Spesso, però questo passaggio non avviene nella coppia. Questa comincia così a vivere forti momenti di crisi che, non di rado, rimane a livello del non detto. Infatti quando la situazione è elusa dalla coppia, questa può spostare la problematicità su oggetti esterni, individuati come responsabili dell’infelicità e dell’incomprensione. In realtà, sia il meccanismo della proiezione sull’esterno che la produzione di piccoli o grandi sintomi, non hanno altro che la funzione di evitare il contatto con le proprie angosce ed insoddisfazioni sia interne che relazionali. Solo se ognuno dei componenti della coppia imparerà a ridefinire i propri bisogni interni e, contemporaneamente, a vedere il partner per quello che è veramente, con pregi e difetti, la relazione potrà essere vissuta e ri-vissuta nel tempo come unione, valorizzando l’alleanza cooperativa tra i coniugi. A tal proposito, Froma Walsh, afferma: “Le persone hanno bisogno di tre matrimoni: in giovinezza un amore romantico e appassionato; per allevare i figli un rapporto con responsabilità condivise; più tardi nella vita un rapporto con un compagno con forti capacità affettive e di accudimento reciproco. Piuttosto che di nuovi partner le persone hanno bisogno di cambiare il contratto relazionale a seconda del diverse fasi del ciclo di vita, dal momento che le cose necessarie per il soddisfacimento all’interno di un rapporto cambiano nel corso del tempo anche al variare dei requisiti familiari”.
A cura del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Insieme
Il passaggio a livello si è chiuso dietro di me. Sono stato fortunato altrimenti avrei dovuto aspettare accanto al serpente di macchine che inizia a formarsi, me ne accorgo dal maledetto suono dei clacson di chi non ha pazienza nemmeno per godersi il sole che per la prima volta quest’anno sembra affacciarsi in città. Per caso do un’occhiata al cellulare, sono le dodici e venti, troppo presto per il pranzo ma troppo tardi ormai per visitare il Centro Polifunzionale Integrato “Potenza Città Sociale” dell’associazione insieme. Poco male, avrò tempo di farlo dopo mangiato. E’ strano vedere il distacco che c’è tra il “dentro” e il “fuori”, tra il trantran quotidiano scandito da pause pranzo, automobili incolonnate e nevrotici che scappano in attesa di rinchiudersi nelle abitazioni, e quel mondo recintato, fatto di casette a schiera colorate, il cui guardiano è un volpino bianco che si muove con la sicurezza di un leone. Difficile da descrivere. Là ci sono i ragazzi e ragazze, volontari e dipendenti, e si confondono, fino a non riuscire a riconoscere chi ci lavora da chi ci abita. Ognuno fa qualcosa. Mi viene da pensare che forse questo è il senso reale del termine comunità, non un modo abusato per definire uno spazio di risposta al disagio ma una pratica di stare insieme, di vivere spazi e relazioni in maniera diversa, più umana. Il tempo sembra scorrere diversamente rispetto a qualche minuto prima, dalla frenesia dell’ora di punta osservata prima di entrare si passa alla tranquillità dei gesti e delle azioni, alcuni stanno cucinando mentre altri sono intenti a rompere un muro, devono ingrandire una stanza, dicono, e le loro parole non sono per nulla appesantite dalla polvere che si alza a cumuli e dalla fatica del lavoro. Scherzano tra di loro, sono sereni. Mi sembra di assistere a una di quelle scene di vita che Borges ha mirabilmente descritto nella poesia “I Giusti”. Vedo uscire da prefabbricati posizionati di fronte al portone d’ingresso diverse figure, sono tutti ragazzi che hanno terminato l’attività nei laboratori. Chiedono cosa è stato preparato in cucina. D’altronde è ora di pranzo anche qui. Accendo una sigaretta e mi fermo ad osservare l’imponenza del ponte Musmeci che affianca la comunità. Sembra che la protegga dal resto della città, ed è paradossale che a farlo sia proprio un ponte, quasi a sancire un legame tra due mondi apparentemente diversi, Potenza e “Potenza Città Sociale” di Insieme. Già perchè la dentro ci sono persone che stanno affrontando un percorso di disintossicazione, di rinnovamento, di crescita. Donne e uomini che torneranno a vivere la città non più da invisibili, ma da protagonisti attivi. Dopo un ottimo pranzo inizio il mio giro “esplorativo” accompagnato da una ragazza bionda e dallo sguardo un po’ triste. La struttura interna l’ho già vista altre volte, conosco poco i laboratori di artigianato. Prima fermata il laboratorio di pittura, e poi la falegnameria, la sala relax, la bottega del cuoio. Incontro gente normale che avrei potuto conoscere senza problemi in un locale o per strada, chi è più espansivo, chi più diffidente, alcuni mi sembrano possedere uno spiccato talento artistico, altri si divertono ad assemblare oggetti e a provare a dargli forma compiuta. In una delle stanze i ragazzi ascoltano la radio mentre lavorano. C’è un pezzo di Vasco Rossi, Vita Spericolata, non l’ascoltavo da tempo..”Ognuno a rincorrere i suoi guai, ognuno col suo viaggio, ognuno diverso…”Dopo Borges e il Ponte ora tocca alla musica. Sembra la giornata delle metafore e dei richiami dell’inconscio.Mi viene da sorridere al pensiero delle diversità che si incontrano, dei problemi che la vita pone e delle strade possibili che scegliamo ogni momento. Penso alla fragilità che abitano questo posto e alle mie fragilità che quasi mai ho curato e trattato con la dolcezza che meritano. Forse come la maggior parte dei ragazzi che oggi sto incontrando. Forse ho avuto solo più fortuna, forse ho colto opportunità diverse e nient’altro. Non lo saprò mai. Intanto il tempo è trascorso, sono le tre ed è ora di iniziare la riunione di redazione del secondo numero di Via del Sociale, come quasi tutti i giovedì da qualche mese a questa parte. Questa volta però la vivo con maggiore serenità, mi sembra di non avere più niente da dimostrare, di essere in sintonia con il contesto che sto vivendo. Sono le cinque del pomeriggio, la riunione è finita, si torna a casa, dall’altra parte del cancello. In macchina osservo ancora una volta il Ponte, quello che ha unito viaggi diversi, almeno per oggi.
Parole come “dentro” o “fuori” hanno ormai poco senso nella mia testa.
Di Ascanio Donadio
Caro Ascanio, le tue riflessioni, i tuoi vedere “oltre” mi hanno profondamente emozionato. E’ importante per noi che anche due occhi vispi e attenti, esterni all’organizzazione, vedano ciò che noi tutti quotidianamente vediamo. Il tuo racconto ha aggiunto ancora dignità e significato a tutte le vite che girano nelle nostre strutture. Grazie.
Dott. Mimmo Maggi
Direttore Centro polifunzionale integrato “Potenza Città Sociale”
Potenza città. Lungo il fiume che attraversa il territorio potentino: viale Del Basento. All’ ingresso del cancello, sempre aperto, c’è un cartello quasi a dare il benvenuto e il senso del luogo: Potenza Città Sociale, Centro Polifunzionale Integrato. Quasi come un augurio, una speranza che però da oltre due anni è divenuta prima progetto sperimentale e poi sempre più una possibile realtà. Una struttura di tre palazzine divise nella funzionalità ma unite architettonicamente. Due lunghi capannoni le fronteggiano quasi come due custodi e anelli di congiunzione tra esse e il fiume. Comunità terapeutico-riabilitativa “Insieme”, comunità terapeutico-riabilitativa femminile “Le Betulle”, centro di ascolto e counseling “Koinè”, S.I.L. ( Servizio di inserimento lavorativo), Botteghe Artigiane (restauro, cuoio, cucina, bigiotteria, serra), Laboratori protetti (informatico, musicale, sportivo). Insieme. Volutamente Insieme. La realizzazione del lavoro dell’associazione Insieme nasce infatti da un’ attenta osservazione e riflessione del territorio Potentino ad opera dell’equipe psico-pedagogica, che da anni mette in campo la propria professionalità. Anche agli occhi di chi non vive o mastica di sociale è chiaro che oggi non ci si trova più di fronte a domande uguali da parte di gruppi sociali omogenei. Ciò ha come conseguenza, evidente, l’obsolescenza delle strategie di intervento sociale “settoriale” orientate a fornire risposte rigide ed uniformi. Che lasciano in viale Del Basento il posto a risposte capaci di un “to care” complessivo. Ad un disagio complesso bisogna rispondere con una mente collettiva e complessa, ma non forzatamente complicata: un Centro Polifunzionale Integrato. Con la messa in rete delle competenze e delle abilità di soggetti che si occupano di aree di disagio specifiche, sta avvenendo la risposta a differenti disagi che non può che essere quella di una reale rivoluzione nell’ offerta dei servizi. Che sia capace di condurre oltre la progettualità di settore, che garantisca un collegamento tra le competenze e le risorse disponibili, che eviti le duplicazioni, che potenzi gli interventi in essere, che scambi abilità e operatività nella logica di un approccio realmente sistemico. Il Centro Polifunzionale Integrato permette così il miracolo che da problema si passi a risorsa, che il disagio possa essere crescita psichica, ma soprattutto che attraverso una continua osmosi con il territorio si possa realmente credere che il disagio e l’agio possano affiancarsi ed essere contributo reciproco. Nell’ andare via, quando poi il cancello sempre aperto lo lasciamo alle spalle, ci si sentirà una dignità propria e altrui rinvigorita e un pregiudizio ovviamente solo altrui fortemente assottigliato.
“Ritmi per la vita” – Terza Edizione – Concerto di Beneficenza per i territori colpiti dalle alluvioni – Auditorium Conservatorio Gesualdo da Venosa – Potenza – 28 Dicembre 2013
“I tamburi dei briganti”
si battono per il diritto alla dignità,
suonano all’insegna della sobrietà,
cantano al rispetto della vita,
ballano per schiacciare il pregiudizio,
ma soprattutto sono schierati sempre dalla parte dei più deboli chiunque essi siano.
Rievocano il coraggio dei briganti,
le emozioni dei ricordi,
la natura della libertà,
la grande voglia di legalità rivendicando il diritto alla felicità,
suonando il ritmo della vita all’insegna dell’onestà….
siamo arrivati al quarto Natale di cammino Insieme, di cose ne abbiamo fatte tante, e ne abbiamo scritte di pagine di vita, nostra e altrui .
La nostra mission ci ha portato con un fare coraggioso a dare un segnale forte anche a una politica sociale inadempiente che non sempre comprende e valorizza chi nella società civile e sui territori si spende quotidianamente per promuovere coesione sociale, chi sta dalla parte di chi non ce la fa, o fatica ad essere riconosciuto nei suoi diritti di cittadinanza. In questo anno siamo cresciuti rispetto all’esperienza di accoglienza, di cura della vita, di contrasto alle dipendenze, all’emarginazione e al pregiudizio.
Vi voglio ringraziare a nome dei ragazzi, delle famiglie, dei cittadini, dei bambini, figli di persone che noi ospitiamo e abbiamo ospitato nelle nostre strutture; si spera che un giorno questi bambini saranno uomini sani e veri, grazie al lavoro che noi stiamo portando avanti con passione e dedizione, professionalità ed affettività.
Ma il ringraziamento più grande viene dalla mia anima, non solo per la stima e il riconoscimento che ricevo da voi quotidianamente, ma soprattutto per il fatto che siete riusciti a far rinascere in me una ragion d’essere che negli ultimi anni si era un po’ assopita, dettata dal fatto che avevo perso l’entusiasmo e la passione per il sociale. Voi avete soffiato di nuovo su questa fiammella, con vigore e forza.
Oggi sono orgoglioso di lavorare con e per voi; avere una squadra come voi mi permette di pensare, progettare e fare cose buone.
Come capitano di questa squadra ho la coscienza di essere spesso ingombrante e meticoloso, ma se c’è una cosa di cui sono certo è che non dobbiamo come persone e come associazione accontentarci della mediocrità. Possiamo e dobbiamo dare il massimo di noi stessi. Insisto, perché ho la certezza che ognuno di noi può fare decisamente di più e meglio. Noi valiamo di più di ciò che pensiamo. Ed è anche questa certezza che dobbiamo tramandare alle persone che vivono socialmente con noi, cercando di ritrovare un senso alla propria esistenza. Ed è con questo valore che Vi auguro di trascorrere un sereno Natale e di vivere un 2014 stretti nella solidarietà e nella crescita collettiva.
“Cena Sociale” offerta dall’Associazione Insieme Onlus presso la propria sede
23 Dicembre (ore 16:00)
“Festa dei doni” – pomeriggio in allegria, animato dallo scambio dei regali, auguri, cibo…con accompagnamento musicale
24 Dicembre(ore 20:00)
Cenone Vigilia di Natale con il piacere di condividere: semplicità, tradizioni,
amore e tanti gustosi piatti aspettando la mezzanotte per auguri, baci e abbracci
25 Dicembre(ore 13:00)
Pranzo di Natale giocando insieme a: “TABOO” e “TWISTER”
26 Dicembre (ore 17:00)
Tombolata con premi e per finire…serata di karaoke con tanta musica e dance
27 Dicembre (ore 17:00)
Torneo di burraco tra l’Associazione Insieme e il vicinato potentino
28 Dicembre(ore 19:00)
Concerto di beneficenza “RITMI PER LA VITA” – Terza edizione, con la presenza di diversi ospiti quali I Tamburi dei Briganti, Graziano Accinni, Marialucia Nolè, Fabio Fiorillo, Pietro Cirillo e tanti altri, presso l’auditorium del Conservatorio “Gesualdo da Venosa” a Potenza: I nostri cuori si battono per il sociale. Porta il tuo cuore e fai sentire la tua voce. Il ricavato sarà devoluto interamente alle popolazioni colpite dalle alluvioni.
29 Dicembre (ore 17:00)
Pomeriggio – sfida a “X- BOX” : tutti contro tutti!
30 Dicembre
Ore 16:00: celebrazione Santa Messa con Don Cesare
Ore 20:30: Serata – spettacolo: “Insieme’s Got Talent” con scoperta di nuovi talenti
31 Dicembre (ore 20:00)
Cenone di Capodanno, aspettando tutti insieme il “2014”, assaporando gustosissimi piatti, con tanta musica dal vivo, stupore, fuochi… augurando a tutti: “HAPPY NEW YEAR!”
01 Gennaio (ore 13:00)
Pranzo di Capodanno con divertenti tornei di “biliardino” e “ping-pong” dove: “vincere sarà una questione di polso
02 Gennaio (ore 17:00)
Torneo di tressette
03 Gennaio (ore 17:00)
Incontro di calcio Tra l’Associazione Insieme e i ragazzi della SMART presso il campetto “9 luci” in via Appia Potenza
06 Gennaio
Buongiorno a tutti!…distribuzione calze della “Befana”
L’Associazione Insieme presenta “Ritmi per la Vita”… Concerto di Beneficenza per i territori colpiti dalle alluvioni… 28 Dicembre 2013 presso l’Auditorium Conservatorio Gesualdo da Venosa a Potenza ore 19.00.
Per info e contatti: Potenza Città Sociale – tel. 0971/601056 – cell. 338/9905806
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